All’interno di un laboratorio sulla “DIVERSITA’ ” che ho svolto in un campo estivo, gli approfondimenti della tematica, hanno portato a parlare di caratteristiche fisiche che purtroppo richiamano l’attenzione in modo negativo.
Al centro di un cerchio creato dai bambini, ho messo alcuni protagonisti di un cortometraggio, che ben rappresentano alcune caratteristiche fisiche:
bambino con gli occhiali, bambino con l’apparecchio ai denti, bambino alto e magrissimo, bambino basso e abbondante, bambino sulla seggiola a rotelle.
Dopo un periodo di osservazione, ho chiesto ai bambini se era mai capitato loro di sentire prendere in giro per uno degli aspetti fisici che caratterizzano i quattro personaggi.
Dapprima i bambini hanno risposto in senso generale: “ Si, abbiamo sentito prendere in giro per tutte queste caratteristiche”. Poi si sono lasciati andare e hanno parlato delle loro esperienze personali.
Alcuni commenti:
– A me hanno preso in giro perché sono cicciotta. Io ho detto di pensare alle loro caratteristiche
– Io sono preso in giro perché sono troppo perfetto, ma a me non importa e non cambio
– Io vengo presa in giro perché non sono veloce nella corsa. Ho risposto che non sono veloce a correre ma so disegnare bene e suonare
– Io sono presa in giro perché dicono che sono la cocca delle maestre
– Io ho sentito prendere in giro per tanti motivi
– A me prendono in giro perché dicono che sono magro come uno stecchino
– A me prendono in giro per un sacco di cose anche perché sono un intelligentone e mi chiamano “MISTER SO TUTTO IO”
-A me prendono in giro perché ci sono vari cibi che non mi piacciono
– C’erano delle mie compagne di classe che parlavano in modo strano. Io e altri miei amici abbiamo chiesto perché parlavano così e loro hanno risposto che avevano messo l’apparecchio e noi ci siamo scusati
– A me le opinioni degli altri non interessano. Io rispetto gli altri se mi rispettano e il rispetto si deve imparare ad averlo il prima possibile.
Una volta completata la raccolta delle testimonianze personali, ho messo in mezzo al cerchio, vicino ai personaggi, un libro dal titolo: “Il Pezzettino in più” di Cristina Sánchez-Andrade (Feltrinelli Kids).
Vengono introdotte le due protagoniste del libro, due sorelle: Manuelita e Lucy detta Fufi che è la sorella minore.
Manuelita è affetta dalla sindrome di down.
Chiedo ai bambini se sanno cosa significa essere affetti dalla sindrome di down e se conoscono qualcuno che abbia il “pezzettino in più”.
Le risposte:
– Io so bene che cos’è, è una malattia che hai quando nasci e non è contagiosa-
Io avevo un compagno con la sindrome di down, era bassino e imparava più lentamente, aveva l’educatrice
– Io avevo una compagna con la sindrome di down ed era una buona amica
– Anche quando andiamo in piscina vediamo dei bambini down…
Spiego cosa significa avere un pezzettino in più e, insieme ai bambini, viene fatto un elenco delle caratteristiche fisiche tipiche delle persone con sindrome di down (cosa che viene fatta anche nel libro).
Poi leggo un brano estrapolato dal libro, che parla dei bambini corvo:
” Il dottore disse ai genitori di Manuelita- Tutti abbiamo nelle nostre cellule 46 pezzetini che si chiamano CROMOSOMI e invece Manuelita ne ha 47”
Manuelita, che era la sorella maggiore, era “diversa” : aveva gli occhi a mandorla e le orecchie piccole. Parlava una lingua fatta di poche e tenere parole.
Lucy adorava stare in compagnia della sorella Manuelita e pensava che tutte le sorelle del mondo fossero come la sua. Non poteva immaginare che lei fosse diversa. Pensava che tutte le sorelle maggiori avessero le orecchie piccole e gli occhi a mandorla e parlassero una lingua fatta di poche parole.
Poi crescendo Lucy si accorse della diversità di Manuelita…e dell’esistenza dei bambini corvo.
Lucy e Manuelita iniziarono ad accorgersi dell’esistenza dei bambini corvo quando erano a giocare al parco.
I bambini corvo sbucavano nel pomeriggio. Prima uno. Poi un altro e un altro ancora…Fino a formare uno stormo di cinque o sei. Perché i bambini corvo si muovevano quasi sempre insieme. Manuelita e Lucy sentivano gracchiare in cima a un albero, guardavano in su, ed eccoli lì, che sbattevano le ali in mezzo al fogliame: brutti come ombrelli neri, volgari ed esagerati che ridevano di Manuelita. Una risata sfrontata e sinistra, da far rizzare i capelli.
Ai bambini corvo piaceva spaventare la vittima prima di lanciarsi all’attacco. C’era tutto il tempo per graffiare e beccare. Svolazzavano intorno facendo sempre le stesse domande su Manuelita:” Quanti anni ha? Ma che classe fa? Perché ha gli occhi da cinese? Perché non si capisce cosa dice? Perché è così strana?”.
E andavano avanti così fino a sera. Come se al mondo non ci fossero altre domande.
I bambini corvo erano orribili. I loro capelli non erano morbidi come quelli della maggior parte dei bambini, ma erano penne nere che spuntavano dritte come le setole della spazzola. Avevano piume sulle braccia, sulla pancia, sulle gambe…Le piume gli crescevano perfino nelle narici e nelle orecchie.
La cosa curiosa è che i bambini corvo non erano nati così. L’aspetto di uccelli si era impossessato di loro, anno dopo anno, mentre crescevano. Ma perché? Perché se un bambino non fa altro che infastidire e ridere degli altri, glielo si comincia a vedere in faccia e sul corpo. Il viso diventa più affilato, gli occhi si fanno sporgenti, la bocca si deforma e si trasforma in becco. La voce dolce e graziosa di bambino diventa gracchiante. Il corpo si ricopre di piume e ai piedi spuntano artigli affilati al posto della dita.
…Ma i bambini corvo non erano solo al parco. In realtà svolazzavano per tutta la città. Abitavano in case normali con genitori normali, si vestivano in modo molto normale e avevano tutta l’aria di bambini normali. Ma sotto quel travestimento da bravi bambini, c’erano le penne, il becco e gli orribili artigli.
Umiliare gli altri, soprattutto i più deboli o quelli che non sanno difendersi, è la passione dei bambini corvo. Di solito lo fanno a stormi di cinque, ma se si presenta l’occasione all’improvviso, non esitano a farlo anche da soli….”
Ultimata la lettura del brano, pongo le domande: “ Chi sono i bambini corvo?” “Perché si muovono quasi sempre in gruppo?”
Le risposte:
– Sono bambini pieni di peli
– All’inizio ho pensato che fossero dei bambini mezzi corvo, poi ho pensato che erano dei cuccioli di corvo
– Io credo che siano dei mutanti, mutano d’aspetto
-Ma esistono?
– Io spero di no
– I bambini corvo prendono in giro le persone deboli che non sanno difendersi
– Io ei miei amici ci muoviamo sempre in gruppo, ma non per prendere in giro, per giocare
– Si prende in giro in gruppo così quando tu finisci di parlare, gli altri riprendono il tuo discorso e ti senti più forte
-secondo me è meglio da soli…ma in generale non si può prendere in giro
Altra domanda :”Ma perché la scrittrice ha descritto i bambini che prendono in giro come dei bambini corvo?”
– Perché sono antipatici
– Per fare capire alle persone che non si deve prendere in giro
– Perché prendono in giro e sono cattivi
– Se si prende in giro, si diventa cattivi e nessuno vuole essere più tuo amico. Poi la presa in giro si ritorce contro di te
– Perché si diventa brutti e tristi
-I bambini corvo sono quelli che hanno la paura dentro ma si credono di essere forti fuori; prendono in giro per rendersi forti
– Se prendi in giro ti isolano
– La bruttezza dei bambini corvo è la bruttezza che hanno dentro i bambini che prendono in giro.
Forti di tutti questi concetti, i bambini hanno cominciato a disegnare direttamente con il pennello nero (senza matita e gomma) un “BAMBINO CORVO”
Alcuni hanno usato solo la tempera, altri hanno usato tecnica mista- tempera e materiali di riciclo, altri ancora hanno chiesto di poter realizzare il bambino corvo sul pavimento, utilizzando materiale di riciclo.
Questi alcuni elaborati: