Due giorni fa, 23 Maggio, è stata commemorata la morte del magistrato Giovanni Falcone. Nell’attentato morirono anche la moglie, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Il 9 Maggio è stata commemorata la morte del giornalista Peppino Impastato.
Il 19 luglio si ricorderà la strage di via D’Amelio durante la quale persero la vita Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddi Cosina e Claudio Traina.
Ecco in questi giorni in cui nelle scuole si cerca di sensibilizzare e di far conoscere la vita e la “lotta” che queste persone hanno sostenuto per contrastare la mafia, non posso non segnalare il libro “Io, Emanuela agente della scorta di Paolo Borsellino” di Annalisa Strada (Einaudi Ragazzi).Età di lettura: dagli 11 anni.
Questo romanzo con parole semplici ed appassionate,narra la vita di Emanuela Loi, la prima donna agente di polizia morta in servizio, dilaniata da una carica esplosiva.
Attraverso una dettagliata ricerca di fonti, vengono raccontate le sue aspirazioni, i suoi sogni, l’amore viscerale per la sua terra, la Sardegna, le sue paure ma anche la sua volontà e il suo altissimo senso del dovere. Ed è questo altissimo senso del dovere e della giustizia che ha portato Emanuela ad accettare l’incarico in Sicilia e in seguito il servizio scorta al magistrato Paolo Borsellino.
Ma fare la poliziotta era il lavoro che aveva sempre sognato?
Desidero condividere alcuni brani che danno assolutamente l’idea di chi fosse Emanuela e spero che molti studenti in futuro possano avere la possibilità di incontrarla, attraverso il libro, di incontrare il suo esempio, la sua determinatezza, la sua gioia di vivere…lei che un’eroina non voleva proprio diventare.
“ Per me non è facile cominciare a scrivere. E no, non chiedermi altro. Sii paziente, le storie si spiegano da sole , una sequenza dopo l’altra. Vedrai, alla fine capirai tutto.
Prima di iniziare, però, ti spiego una cosa: non stai per leggere la storia di tutta la mia vita né un diario, anche se ne ho sempre tenuto uno, ma il racconto dei momenti più importanti.
quelli che mi hanno fatto diventare la persona che scoprirai.”
“ Pur senza saperlo, il primo passo nella Storia l’ho mosso subito dopo aver finiti l’istituto Magistrale….
Il mio sogno, in effetti, era quello di diventare maestra.
Ho sempre adorato i bambini. E ho coltivato molto anche il mio lato bambino…
…Sono stata una studentessa diligente. Mi veniva il mal di stomaco all’idea di entrare in classe senza aver studiato la lezione o senza aver fatto tutti i compiti del giorno. Anche quando una materia non mi piaceva, non osavo essere impreparata e mi mettevo a testa bassa sui libri finchè non ero soddisfatta, riesci a vedermi?
Il “senso del dovere” deve essere nato con me, stampato ben chiaro nel mio DNA”.“Avevo una gran voglia di entrare in classe, non per mettermi tra i banchi ma accanto alla lavagna. Purtroppo non andò così.
Claudia (mia sorella) e io passavamo il tempo ad aspettare che ci chiamassero per una supplenza, a inviare curriculum e a cercare qualche lavoro dove capitava. Non ci piaceva sentirci inutili, era una condizione che condividevamo e ci univa, insieme ci arrovellavamo per trovare soluzioni.
Ma la Storia mi aspettava. Un giorno Claudia disse: “Hai sentito del concorso in polizia?”.
L’ per l’ l’idea non mi aveva nemmeno tanto entusiasmato. In polizia? Ogni volta che avevo immaginato il mio futuro mi vedevo seduta dietro una cattedra, o con il gesso in mano o, ancora, con dei visetti che mi fissavano in una classe colorata dai disegni appesi ai muri. Che cosa c’entrava tutto questo con le volanti azzurre della polizia? Niente!
…Non sono il tipo che si lascia convincere facilmente, quindi sulle prime, feci spallucce e lasciai perdere. … Finii per mettere insieme un po’ di informazioni.
Mi incuriosii. La curiosità mi faceva fantasticare…
Avrei potuto far rispettare la legge, aiutare le persone minacciate, regolare i tirti. Finii per trovarci delle somiglianze, con il compito del buon insegnante che tanto desideravo essere. Certo, su un altro fronte, in un contesto completamente diverso.
Fu così che l’idea mise radici dentro la mia testa.L’orgoglio di essere donna e in divisa fece, ben presto, pesare la bilancia a favore dell’idea di Claudia.”
“Il pomeriggio di domenica 19 luglio 1992 ora è una pagina dei libri di storia.
Si sarebbe potuto impedire? A me sarebbe piaciuto, ai colleghi pure. Detto così può anche sembrare una facile battuta: a chi non piacerebbe morire vecchio, nel letto di casa propria, circondato da figli, nipoti e una montagna di amore…?
…Noi della scorta avevamo paura, è ovvio, ma eravamo pronti a mettercela tutta per salvare un qualsiasi cittadino, noi eravamo anche consapevoli delle ragioni specifiche per cui la vita di Paolo Borsellino andava salvata.
Lui era il baluardo contro il dilagare della mafia. Aveva preso il testimone dalle mani di Falcone e aveva iniziato una corsa mozzafiato contro il tempo.
L’obiettivo? Mettere il dito nei rapporti tra Stato e mafia.
Purtroppo non doveva arrivarci e non ci è arrivato: gli è stato impedito.
Di mezzo c’eravamo noi della scorta, pronti a tutto, ma nessuno ci ha affrontato e nemmeno aggirato: ci hanno annientati da lontano.
Avremmo potuto fare qualcosa di diverso? Niente, nemmeno fossimo stati un plotone…E sono morta, insieme a un pezzo di Stato, a frammenti della speranza di chi è vessato dalla mafia, e a un pizzico di identità di una nazione che si meriterebbe di essere migliore.
All’inizio del mio racconto ti chiedevo di essere paziente, ora sai che questa storia ancora oggi condiziona – anche – le tue giornate, ma forse nessuno, a scuola, a casa o altrove, te la spiegherà così.
Fai attenzione però, te lo dico a chiare lettere: non sono né una vittima né un eroe.
Avrei voluto essere una persona felice, giusta, utile e perbene.
Non me ne hanno dato il tempo. “
Immagine presa dal Web