Chi sono
Mi chiamo Cristina, sono un’educatrice e da 20 anni lavoro nelle scuole, a sostegno di bambini e ragazzi diversamente abili.
Il mio mondo è fatto di: parole, pennelli, teloni, colori, forbici, colla, legnetti, sassi e cianfrusaglierie varie.
Quando il mio mondo incontra bambini e ragazzi, nascono inevitabilmente nuove storie e nuove avventure.
Ringraziamenti
Proprio perché sono stati tutti i bambini e i ragazzi fin qui incontrati ad aver dato spunti ed idee… a loro dedico questa nuova avventura.
Grazie per la vostra capacità di mettervi in gioco e di aver condiviso con me paure, speranze, insuccessi, successi, scoramenti, coraggio, forza, determinazione.
Grazie per la vostra incredibile voglia di vivere!
Ma per poter viaggiare con loro, è stato necessario avere la complicità e il coinvolgimento di Insegnanti, Famiglie e di una illuminatissima Dirigente Scolastica.
Per questo un grazie di cuore:
- Alla Prof.ssa – Dirigente scolastica – Angela Pessina, per la fiducia che ha riposto nei miei progetti e per la sensibilità che la contraddistingue.
- Alle Insegnanti Paola Pedretti, Giovanna Melò, Patrizia Bergamaschi, Patrizia Guizzardi, Gloria Cavazza.
- A tutte le famiglie degli allievi delle classi con le quali ho “viaggiato” per il calore e la partecipazione.
Perché fare un sito / Cos’è Crionda
Crionda è una documentazione di percorsi laboratoriali realizzati per l’inclusione scolastica di bambini e ragazzi diversamente abili e per consentire a tutti i componenti del gruppo-classe, la sperimentazione di forme espressive alternative.
Ciò che troverete in questo spazio viene messo a disposizione sperando che possa dare spunti ad educatori, insegnanti, genitori ed alunni.
Auspico che questo contenitore possa diventare un territorio di scambio e confronto.
Come nascono i miei percorsi laboratoriali
Il terreno su cui poggio i miei percorsi è quello dell’arte in tutte le sue possibili declinazioni.
Questo non significa che io sia professionista nei diversi settori artistici… semplicemente mi piace provare e sperimentare insieme ai ragazzi con i quali lavoro.
Essendo un’educatrice di sostegno che lavora nella scuola, l’obiettivo principale del mio lavoro è trovare strategie per ridurre il più possibile le difficoltà dei bambini/ragazzi che mi vengono affidati.
L’educatore, in particolare, cura la sfera delle autonomie e quella affettivo-relazionale con massima attenzione all’aspetto dell’integrazione/inclusione.
Quindi il procedimento che precede l’elaborazione della maggior parte dei miei progetti è:
- mettere a fuoco le criticità dell’alunno/a che seguo e trasformarle in una tematica ad es. la rabbia; la paura; la diversità ecc.
- individuare le capacità artistico/espressive dell’alunno/a, tenendo conto delle sue inclinazioni ed interessi (per es. trova piacevole manipolare la plastilina, oppure dipingere, oppure drammatizzare storie, ascoltare musica… ecc.)
- conoscere molto bene il resto della classe e le dinamiche relazionali che la caratterizzano (fondamentale).
A questo punto posso stendere una traccia attraverso la quale affrontare il tema scelto.
La traccia del percorso non è mai una struttura rigida ma elastica e modificabile in itinere a seconda delle risposte e soprattutto delle idee e proposte che arrivano dagli alunni. Di solito sono sempre molto fantasiosi e propositivi!
Una volta avviato il percorso laboratoriale, qual è il mio ruolo nel gruppo-classe
Inizialmente propongo il tema e una serie di attività che diano il via al confronto, alla condivisione di esperienze, a discussioni (spesso parto con la lettura di storie).
Poi il mio ruolo diventa sostanzialmente quello di mediatrice, laddove si evidenzino delle criticità relazionali o comportamentali.
Se tutto fluisce in modo naturale, sono i bambini/ragazzi che mandano avanti il percorso attraverso loro idee e proposte, scegliendo anche i canali espressivi a loro più congeniali per parlare del tema proposto.
Io mi godo insieme a loro il viaggio mettendomi in gioco, raccontando per prima le mie esperienze, fragilità, difficoltà… parlare di sé è molto difficile quindi sento come dovere quello di rompere il ghiaccio e fare da “apripista”.
Documento molto i percorsi durante tutto il loro svolgimento; gli strumenti che utilizzo sono: macchina fotografica, videocamera e registratore vocale. Spesso sbobino e scrivo al computer parola per parola quanto è stato detto dai ragazzi. Successivamente i loro pensieri, le loro riflessioni vengono attaccate in classe.
Non posso nascondere che ogni laboratorio “costi” tantissimo in termini di energie e tempo (spesso mi ritrovo a portare via delle ore al sonno) …ma l’arricchimento che porta ogni viaggio, soprattutto a livello relazionale, è così grande, che appena ne finisco uno, la mente si riaccende per l’inizio di un altro.