Presso un Istituto Superiore di II° in cui lavoro, l’Anno Scolastico 2016/17, si è aperto con alcune giornate dedicate all’ accoglienza. Fra le varie attività previste c’è stata la lettura di alcuni testi e poesie, tutti estremamente interessanti e ricchi di spunti per riflessioni e aperture di dibattiti con i ragazzi.
Un brano mi ha particolarmente colpito e desidero condividerlo: il passaggio che riporto è estrapolato dal libro “La scuola non serve a niente” di Andrea Bajani (Laterza / La Repubblica – iLibra).
“A cosa serve la scuola? A cosa serve un romanzo? A niente. A cosa servono gli insegnanti? A niente. O al più: a spostare mobili. Si entra a scuola ammobiliati in un modo e, giorno dopo giorno, ci sarà qualcuno che cercherà di spostare la disposizione di quello che siamo. A questo serve la scuola: a cambiarci disposizione delle stanze. Nient’altro. Ci servono insegnanti che non rinuncino a farlo. E ci serve uno Stato che a questi insegnanti riconosca questa responsabilità. Nient’altro. Solo a questo ci serve la scuola. Con la capacità di cambiare la disposizione di una stanza si fa tutto: si comincia a pensare che se il mondo è disposto in un modo, e quel modo non ci piace, si può anche cambiare. Fare uscire i ragazzi dalla scuola con la capacità di immaginare un mondo diverso da quello che hanno consegnato loro, e non solo essere bravi a inserirsi dentro caselle già disegnate: la scuola a questo dovrebbe servire, a non accettare il gioco, a fare domande scomode. E’ una scelta politica quella di imparare a immaginare. Immaginare, scegliere, inventare delle parole nuove per dare forma nuova al mondo – liberarlo, in qualche modo, dalle parole in cui l’hanno costretto. E’ una scelta politica, quella di imparare ad accettare che una scuola non serve a niente se non a questo. A spostare mobili, a cambiare la disposizione del mondo.”
Sono corsa subito in libreria perché la curiosità di leggere l’intera opera era incontenibile. Devo dire che le alte aspettative non sono state disattese anzi. Nel testo i protagonisti sono Insegnanti e Studenti. Ma, a mio parere, anche noi educatori possiamo trarre suggerimenti importanti relativi all’ approccio e al tipo di rapporto che si può instaurare con i ragazzi. Io ho dovuto fare un bell’esame di coscienza…