Il Natale di Lampone

“…21 SETTEMBRE ENTRIAM TUTTI IN PISTA
BABBO NATALE HA GIA’ FATTO LA LISTA
TANTI GIOCHI SON DA PREPARARE,
OGNI BAMBINO E’ DA ACCONTENTARE…”

Eh si, come ogni anno era arrivato il grande momento; 21 settembre, primo giorno d’autunno: Babbo Natale e i suoi aiutanti folletti si erano radunati nel salone delle riunioni per organizzare i lavori…e che lavori! Costruire e impacchettare giocattoli per tutti i bambini del mondo.
Babbo Natale e Acero, il capo dei folletti, distribuirono i compiti e poi via, tutti pronti ai propri posti di lavoro.
I folletti, ogni anno, si sentivano felici perché, con il loro impegno, sapevano di regalare un sorriso a tanti bambini. Tutti i folletti meno uno…..; dal magazzino delle carte da regalo e nastri colorati, arrivava un brontolio, uno stridio, una voce infastidita, inasprita…insomma era il folletto Lampone, l’addetto al confezionamento giocattoli che, amante di lunghe dormite e del dolce far niente, era davvero indispettito: “ Ah che noia, ogni anno la stessa storia; dal 21 settembre giorno e notte, notte e giorno, giorno e notte, notte e giorno a tagliare carte e nastri: nastri rossi, nastri oro, nastri di raso, nastri decoro…non ne posso più! Babbo Natale, quel ciccione, ci fa lavorare senza sosta fino alla vigilia. Ah ma quest’anno io non ci sto; prendo le mie cose, lascio il villaggio e quei babbei dei miei compagni folletti!”
Così , a notte fonda, mentre i suoi compagni lavoravano in allegria, Lampone lasciò il villaggio di Babbo Natale; si incamminò verso il fitto bosco saltellando e cantando così:
“IO MI CHIAMO FOLLETTO LAMPONE
DEL FAR NIENTE SONO CAMPIONE
E BABBO NATALE E’ UN GRAN CICCIONE
DA SOLO MANGIA UN INTERO CAPPONE”

“Addio!”. Mentre si allontanava pensava che da quel momento avrebbe fatto solo ciò che più gli piaceva: dormire, mangiare e …fare scherzi. Si, Lampone era il tormento del Villaggio di Natale: ogni folletto, almeno una volta, era stato vittima di un suo scherzo.
Così i primi tempi se la spassò con lunghissime dormite e grandi scorpacciate. Poi, quando cominciò ad essere stanco di girovagare solo per i boschi, decise di addentrarsi nei piccoli paesi disseminati qua e là per le montagne e divertirsi con alcuni dei suoi classici scherzi.
Lampone solitamente agiva di notte; così entrò nel primo paese che incontrò e aspettò che scendesse il buio.
Appena la luna fu alta nel  cielo, Lampone si diresse all’acquedotto del paese e buttò dentro interi barattoli di vernice colorata. Quando la mattina gli abitanti si svegliarono e cominciarono a lavarsi, si trovarono tutti sporchi: chi di rosso, chi di verde, chi di giallo, chi di blu. Tutti infuriati si riversarono nelle vie. Ah, se avessero trovato il colpevole lo avrebbero fatto arrosto, ma Lampone, che rideva ancora a crepapelle,  era già lontano.
Il giorno successivo arrivò in un secondo paese; aspettò nuovamente il buio…entrò di soppiatto nelle case di tutti e puntò gli allarmi delle sveglie alle 4 di notte. Così , alle 4, gli abitanti, che dormivano beatamente, furono svegliati di soprassalto….potete immaginare il grande subbuglio!
Il mattino successivo passò un po’ di tempo in un bosco a stanare insetti di ogni tipo, che poi si divertì a spargere nelle case del terzo paese che visitò. “Ah ah ah , che spasso, non mi sono mai divertito tanto!” . E per i sentieri cantava così:

“SONO IL RE DEGLI SCHERZI BISLACCHI
E NON LI PRESENTO CERTO IN BEI PACCHI
TANTI DISPETTI HO GIA’ IN MENTE DI FARE
E ANCORA DEGLI ALTRI NE VADO A PENSARE”

Nel quarto paese in cui entrò, agì stranamente di giorno; andò in una pasticceria e comprò tutte le torte che c’erano. Poi acquistò una potente colla con cui farcì tutte le torte. A quel punto si vestì da pasticcere e andò di casa in casa a vendere torte che, essendo molto invitanti, andarono a ruba.
Beh, per farla breve, in poco tempo la maggior parte degli abitanti si ritrovarono con i denti incollati….
Però, dopo tante risate, Lampone cominciò a non divertirsi più: anche le cose più belle , se si fanno sempre, diventano noiose. Così decise di tornare nei boschi. Piano piano il folletto si rendeva conto di non avere più quell’allegria che lo aveva accompagnato i primi giorni della sua fuga; sentiva come un peso strano nel cuore.
Intanto il tempo passava, Dicembre era alle porte e al villaggio di Babbo Natale, tutti i folletti lavoravano freneticamente. Acero passava da una casetta all’altra per vedere se la costruzione dei giocattoli procedeva bene. Ormai, con soddisfazione, il folletto capo notava che ogni casetta era colma di regali; …ma quando arrivò davanti al magazzino in cui venivano impacchettati i giocattoli, vide qualcosa di strano…non c’era nemmeno un regalo pronto!
“Per le bacche di agrifoglio, ma qui è tutto fermo…Lampone?… Lampone? …dove sei? Ma ti sei addormentato? Lamponeeeeeeeeeee?”
Niente da fare, Lampone non c’era. Scattò subito l’allarme; Acero corse da Babbo Natale : “Babbo Natale…sciagura, enorme sciagura,  Lampone non c’è, è scappato! I regali, nessun regalo è  stato impacchettato!… I bambini…Babbo , i bambini saranno tristi…che disperazione!”.
“Acero, calma” disse Babbo Natale “Lo sapevo che Lampone se ne era andato, ma sono sicuro che tornerà. Questa è la sua casa, la sua famiglia, ma aveva bisogno di allontanarsi un po’ per capirlo. Nel magazzino ad impacchettare, manda i folletti Fragoletto e Mirtillo; vedrai, ce la faremo!”.
Babbo Natale, naturalmente, sapeva della fuga di Lampone e lo stava seguendo con il suo cannocchiale speciale. Conosceva bene il carattere di Lampone: era un brontolone, parecchio pigrone, un po’ dispettoso…ma in fondo aveva un cuore tenero.

Nel frattempo Lampone era sempre più annoiato e triste…

“SONO SEMPRE IL FOLLETTO LAMPONE,
SONO STATO DAVVERO UN FRESCONE
MANGIARE DORMIRE, DORMIRE SCHERZARE
UFFA CHE NOIA HO DA SOPPORTARE”

…Era solo nei boschi cupi e freddi, …ogni tanto incontrava qualche animale ma…cominciava a sentire il bisogno di stare con qualcuno…ecco cominciò a sentire la mancanza dei suoi amici folletti, della sua famiglia: “Povero me, che ho fatto: ho abbandonato tutti e mi sento solo; ormai è il 22 Dicembre, tutto dovrebbe essere pronto ma i regali non saranno impacchettati. Per le bacche della rosa selvatica, ho rovinato il Natale ai bambini! Potrei tornare al villaggio, chiedere scusa, ma saranno tutti arrabbiati con me e non mi perdoneranno!”.
E arrivò la notte della Vigilia; Lampone era tormentato da mille domande: “Qualcuno lo aveva sostituito? I regali erano pronti? Babbo Natale era riuscito a partire? “.

Intanto, per ammazzare il tempo e la noia, aveva intagliato bellissime statuine nel legno trovato per i boschi: rappresentavano tutti i suoi compagni folletti…Era duro da ammettere ma gli mancavano davvero tanto…
Babbo Natale aveva ragione , Lampone aveva il cuore tenero ed era proprio contento che il suo folletto avesse voglia di rivedere i compagni.
Così,  a mezzanotte del 24 Dicembre, quando Babbo Natale partì con i doni, trainato dalle sue fide renne, passò a prendere Lampone (il suo cannocchiale speciale gli aveva permesso di vedere in quale bosco si trovava il folletto) e lo portò con sé nella magica notte.
Lampone rimase stupito dalla gioia che provava nel consegnare i doni a tutti i bambini; ma soprattutto era infinitamente grato a Babbo Natale e ai suoi amici folletti per averlo perdonato.
Da quel momento Lampone diventò il folletto più responsabile e lavoratore del villaggio tanto che, quando fu tempo per Acero di andare in pensione, Babbo Natale lo nominò nuovo capo dei folletti…anche se qualche scherzetto lo faceva ancora…e beh, non si può mica essere perfetti!

BUON NATALE

 

Classe 5^  Anno Scolastico 2012/2013 Scuola Primaria “M. Garagnani”

 

Il racconto ”Il natale di Lampone” si è  classificato secondo al Concorso “Storie di natale” promosso: dalla Casa Editrice Interlinea, dalla rivista  Andersen, dal portale Juniorlibri.it, con il patrocinio della Provincia di Novara e della Regione Piemonte. 

La commissione che ha giudicato i testi pervenuti al concorso è stata  composta da  Pino Boero (presidente), da scrittori, critici, giornalisti e rappresentanti degli enti promotori.

Da “Il Natale di Lampone” è stato tratto uno spettacolo portato in scena dalla classe autrice del testo.