Tracce di… Pollicino
C’era una volta
una luna un po’ storta
che splendeva nel bosco
Ma c’è un rumore…
sarà il gracidare di un rospo?
No non riesco a capire, chissà che cos’era
forse il verso di un gufo …o il glu glu di una teiera.
Beh, fa lo stesso, io vado avanti
perché devo raccontare cose assai importanti.
Allora io prendo fiato, voi aprite le orecchie
questa storia non parla di re né di vecchiette.
Parla di una mamma e di un papà
che facevan i taglialegna
ma nonostante l’impegno, la loro casa di povertà era pregna.
E dopo tanti sforzi e tanto lavorare,
i loro 7 figli non riuscivano a sfamare.
Così il padre, a un certo punto prese una decisione:
”Abbandoniamoli nel bosco, è l’unica soluzione!”
La madre piangeva, non li voleva abbandonare,
ma i bimbi, a casa, avrebbero avuto giornate amare.
Intanto il figlio piccolo Pollicino
aveva sentito e capito tutto: il suo cervello era proprio fino!
Lesto il piccolino, che trovò l’uscio di casa aperto
corse presto verso il fiume, senza essere scoperto.
raccolse tanti sassolini, finchè le tasche furon piene,
poi andò subito a casa, che a star fuori di notte non conviene.
Arrivò il mattino, mamma e papà portarono i figli nel bosco,
poi, zitti zitti, lasciarono con un inganno il posto.
Quando i piccolini, capiron di essere stati abbandonati,
si misero a piangere,
ma Pollicino in fretta, li aveva consolati:
”Fratelli, non temete, delle tracce ho lasciato,
ho messo tanti sassolini, il ritorno a casa è assicurato!”
I bambini trovarono la loro casa e mamma e papà furon contenti,
perché grazie a un po’ di soldi, erano usciti dagli stenti.
Ma dopo poco la povertà si fece risentire
e ai 7 piccolini che successe?…Provate a dire…
Si, avete capito, furon di nuovo abbandonati
ormai al fitto bosco eran proprio abbonati!
Ma tanto siam tranquilli perché il furbo Pollicino,
anche stavolta avrà riempito di sassi il suo taschino.
Invece no, dovete sapere, capitò una disdetta
la porta di casa era stata chiusa, sprangata stretta, stretta.
Si mise alla ricerca e trovò chicchi di grano nella credenza
poi, si mise a letto e aspettò il mattino con pazienza.
Il giorno dopo, quando si ritrovarono da soli nel bosco,
non ebbero paura
perché con i chicchi di grano, sarebbe tornato tutto a posto.
La stradina fatta con i chicchi, a casa li avrebbe portati,
ma ahimè gli uccellini, se li erano mangiati.
Adesso si tutti i fratelli erano disperati,
senza le tracce di Pollicino, non si sarebbero più orientati.
Ma il piccino si arrampicò subito sull’albero più alto
poi, dopo aver guardato, tornò giù con un salto.
”Coraggio miei fratelli, non piangete più,
mentre ero in cima all’albero, ho visto una luce proprio laggiù”.
E infatti aveva ragione c’era una casa poco lontano,
tutti in fila si incamminarono, tenendosi mano nella mano.
Arrivarono davanti a una casa grande, grossa, immensa,
un po’ di tepore e anche del cibo, forse c’erano nella dispensa.
Così bussarono con fiducia alla porta un poco sporca:
non potevano immaginare che ad aprirla sarebbe stata un’orca!
”Ciao bambini, ma chi siete?
A quest’ora che volete?”
”Siam da soli, persi nel bosco,
per mangiare e dormir non abbiam posto!”
”Poverini, che sfortuna, voi di certo non sapete
mio marito è un orco grosso, che di bimbi ha fame e sete!”
Pollicino ormai stremato, per un attimo pensò
ma la fame era tanta che la paura superò.
La donna decise, ospitò i 7 bambini,
e buona come era li trattò da principini.
Ma appena mangiarono l’ultimo boccone
si sentì bussare: era l’orco, il padrone!
”Santi numi che disdetta, bambini per carità
nascondetevi, fate in fretta, lui di voi non ha pietà!
”UCCI, UCCI, sento odor di cristianucci!”
”Ma che dici caro marito, sarai stanco, mio pucci pucci!”.
”Moglie non sbaglio, di bambini sento odore
cucinali subito con sale e pepe, perché ho già un certo languore!”.
I bambini immediatamente, paralizzati dalla paura,
si nascosero tutti e 7, sotto una vecchia credenza scura.
E quando la donna convinse l’orco a mangiarli il giorno dopo,
mandò i bimbi in una stanza: salvarli era il suo buon scopo.
Furono messi a dormire sotto calde copertine,
in un letto di fronte a quello delle 7 figlie orchine.
Le 7 piccoline che dormivano come angiolette
in testa avevano delle coroncine, ma eran lo stesso molto racchiette!
Pollicino un po’ agitato, dell’orco no non si fidò
e il berretto suo e dei suoi fratelli, con le coroncine presto scambiò.
E infatti l’orco, quel gran imbroglione,
di notte cambiò la decisione:
scese in cucina e prese un coltello
il suo stomaco picchiava come un grosso martello!
entrò in camera, tastò le teste,
ahimè ai bimbi toccavan sorti proprio meste!
E quando sentì i berrettini,
mangiò i 7 a pezzettini!
Ma sentite: chi aveva fatto a fette,
erano le sue figlie, poverette!
Quando l’orco scoprì il disastro,
per la rabbia da blu divenne bluastro!
Intanto i 7 fratellini, che dall’uccisione erano scampati
dalla casa fuggirono subito e ormai lontano erano andati.
L’orco, che per camminare più forte, mise gli stivali dalle 7 leghe,
provò si a riacchiapparli, ma per fortuna non li prese.
I bambini che all’orco rubarono anche pepite d’oro,
dopo un po’ di girovagar, trovarono finalmente casa loro!
Come avrete già capito la morale è questa qua:
un piccino dalla testa fine, contro chiunque vincere potrà!
Testo di Cristina Bonazzi
Illustrazioni: i bambini della classe 2^A Scuola Primaria “Garagnani”
Anno scolastico 2011/12