Nel mese di Aprile, ho accompagnato la classe 2^B (Liceo Scientifico Archimede) presso il Museo Tolomeo, gioiello che si trova all’interno dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza (Bo).
Ho voluto fortemente far vivere questa esperienza ai ragazzi, non solo perché all’interno del gruppo c’è una alunna ipovedente, ma anche e soprattutto perché ritenevo fosse un’esperienza emotivamente potente che li avrebbe traghettati verso un risveglio di alcuni canali sensoriali che spesso rimangono sopiti.
Nell’ ambito dei cinque sensi, la vista si presenta come dittatrice, quindi sperimentare percorsi che possano attivare, se non addirittura costringere, ad affidarsi solo sugli altri quattro, penso sia fondamentale… per me una necessità!
Il percorso proposto da Lucilla Boschi e Fabio Fornasari, curatori del Museo, si intitolava “Musi da Museo”.
Ma facciamo un passo indietro: cos’è “Museo Tolomeo”?
“Un ambiente tra installazione intermediale interattiva e arte ambientale, dove raccontare in forma emozionale la storia dell’Istituto dei Ciechi “Francesco Cavazza”, attraverso il patrimonio degli oggetti usati nel corso degli anni.
TOLOMEO: perché mette al mondo un modo diverso di guardare il mondo
STORIE: perché le persone fanno i luoghi e i luoghi fanno le persone
ARTI: perché la conoscenza è veicolo di libertà
TECNOLOGIE: perché la tecnica è innovazione e al contempo potenzialità espressiva
MUSEO: perché è uno spazio relazionale che mette in gioco le collezioni con le persone
Il Museo Tolomeo è anche il punto di partenza per intraprendere un viaggio con un punto di vista differente sulla città di Bologna, per scoprire che visivo e non-visivo sono modalità complementari per conoscere la realtà.”
Tratto da http://www.cavazza.it/drupal/?q=it/node/997
Una volta arrivati, siamo stati accolti nella stanza Atelier del Museo da Lucilla e Fabio che hanno fatto una piccola introduzione presentando ai ragazzi un nuovo concetto, quello della “propriocezione” che è una particolare sensibilità, grazie alla quale l’organismo ha la percezione di sé in rapporto al mondo esterno. E’ la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza l’aiuto della vista.
Capacità che gli alunni avrebbero poi dovuto attivare durante tutto il percorso articolato in più attività e da svolgere bendati.
Le attività proposte sono state:
– passeggiata in fila indiana per gli ambienti del Museo Tolomeo e Istituto Cavazza;
– sempre bendati realizzazione del ritratto di un compagno/a e autoritratto;
– selfie al buio.
Inutile dire che per me è stata un’esperienza unica e altamente formativa.
Ma per i ragazzi?
Riporto di seguito alcune riflessioni fatte in classe:
Francesca: “Non mi aspettavo molto da questa esperienza, pensavo fosse banale. In realtà ha superato di gran lunga le mie aspettative. Mi ha permesso di immedesimarmi nelle persone che non vedono perché abbiamo fatto attività bendati.
Non credevo che ci fossero così tante difficoltà a muoversi e a relazionarsi con l’ambiente, quando si è privi della vista”.
Bianca: “Il senso della vista è il più prepotente e di solito non si riesce a percepire l’importanza degli altri sensi. Questa esperienza ce l’ha permesso. Nel momento in cui siamo stati bendati, io mi sono sentita molto disorientata”.
Lisa 1: “Una volta bendata io ho cercato di utilizzare gli altri sensi. Per la realizzazione del ritratto e autoritratto ho utilizzato il tatto. Invece per esplorare gli spazi del Museo, mi sono basata sull’udito. Ho sentito e toccato persone e cose che avevo vicino”.
Matteo: “Io mi sono sentito partecipe. E’ stata un’esperienza incentrata sulla vista, dono fondamentale per vivere, perché puoi interagire con il mondo; ci fa vedere i colori dell’ambiente e le bellezze della vita. Al Museo Tolomeo ho capito la sensazione che si provano quando questo dono viene portato via, perché siamo stati bendati. Con i compagni ho fatto diverse attività tra le quali girare per gli ambienti del Museo: mi sono sentito disorientato. Ci siamo sentiti tutti un po’ persi”.
Chiara. “ Al Museo ci hanno accolto Lucilla e Fabio. E’ bello sapere che ci sono persone che pensano e fanno progetti per chi ha diverse qualità.
L’esperienza fatta è stata divertente e formativa.
Jacopo: “L’esperienza è stata particolare perché, per un piccolo lasso di tempo, ci siamo sentiti persone cieche. Quando ci hanno bendati, io ho provato un po’ di paura. Nelle varie attività proposte, non sapevo come muovermi. Ma quando Fabio ci ha detto di disporci in fila indiana, di mettere la mano sulla spalla del compagno davanti e di fidarci di lui, il timore è un po’ passato. Il percorso da bendati è stato molto difficile ma altrettanto bello”.
Arianna: “La visita al Museo è stata un’esperienza sia pratica che riflessiva. La cosa che mi ha colpito di più è che quando non vediamo, cambia la percezione di noi stessi. Non possiamo vedere il nostro aspetto esteriore, ci si basa solo sulle nostre sensazioni, sui nostri sentimenti.
Abbiamo percepito gli spazi interni del Museo grazie agli altri sensi, non ci siamo basati sulla vista come invece facciamo nel nostro quotidiano”.
Gigi e Sayf: “L’attività più particolare è stata quella del selfie al buio. Per noi ragazzi è strano scattare una foto e non vedere come sia venuta l’immagine. Infatti noi adolescenti, quando facciamo le foto, vogliamo apparire perfetti e ne scattiamo un centinaio per poi vedere quale è venuta meglio. Usiamo filtri, modifichiamo le immagini.
Quindi è stata un’esperienza alternativa fare lo scatto senza vederci. Alcuni all’inizio hanno provato molto disagio. Sono venute foto imbarazzanti, ma è stato divertente guardare tutti insieme le foto e prenderci un pò in giro”.
Lisa 2: “E’ stata un’esperienza costruttiva che ci ha fatto letteralmente percepire il mondo sotto un’altra prospettiva. Quando abbiamo dovuto disegnare bendati, ho fatto affidamento sul tatto, ho preso le misure del foglio con le mani”.
Nicole (ipovedente): “ E’ stata una mattinata coinvolgente e molto emozionante perché per alcuni istanti, abbiamo potuto provare lo stesso problema e condividerlo!”.
Vittorio:” Al Museo Tolomeo, ho vissuto un’esperienza inedita in quanto ho provato le sensazioni che vivono le persone cieche e ho cercato di capire come possono percepire il mondo.
Noi vedenti pensiamo che non siano in grado di fare molte cose. Ma se trovano i supporti giusti, ho capito che possono fare tutto e vivere tranquillamente il loro quotidiano”.
E’ chiaro che questa visita ha innescato tutta una serie di sensazioni che ha portato a riflessioni personali, rielaborazioni…io spero ci sia modo di fare con la classe altri approfondimenti per entrare sempre più in contatto con mondi altri, con situazioni e modi di vivere diversi che, per scarsa conoscenza, cadiamo nell’errore di considerare limitati.
Un’altra speranza è che tante altre classi facciano la nostra esperienza presso il Museo Tolomeo. Non è necessario avere in classe alunni ciechi o ipovedenti. Il Museo è una fucina di attività, progetti idee, percorsi creati su misura a seconda delle esigenze e delle fasce d’età dei visitatori.
Andate per un vostro risveglio dei sensi…